Il senso della vita Italiano

Qualsiasi cosa uno/a faccia, non conta niente. Questo è il punto. Uno/a può illudersi come vuole, dare i sensi (fasulli) che vuole.
Camminare in montagna è, per esempio, un riempitivo (senza senso) come un altro.
Camminando posso schiacciare una formica e ucciderla. La vita di quella formica non vale meno della mia. Per quella formica, ha avuto senso essere schiacciata da me? E per i sassi vicini, ha avuto senso essere calpestati?
Chi vende significati, lo fa perché ne ha bisogno.
Allora uccidiamoci tutti, ma anche uccidersi non avrebbe senso. Forse c'è bisogno di uno psicologo. Pensaci!

Se nulla ha senso perché scrivere qui? Per me, come per quella formica, ha un senso avere una risposta da te? Secondo la tua teoria no per cui perché farlo? L'unico senso che mira ad una verità è non vivere..... eppure....

Come ho già scritto, in vita, uno/a occupa del tempo. Perdo esattamente il mio tempo qua, scrivendo, in certi momenti. Come lo perdo lavorando od oziando, leggendo o facendo delle commissioni. Tutto in vita è perdita di tempo. Questo è il mio punto di vista. E non cerco contrapposizioni, per animare la vita. Se il tuo punto di vista è un altro, per me non fa differenza. Siamo sulla stessa barca (una barca, che, sempre dal mio punto di vista, dovrà necessariamente affondare, anche nel caso in cui venga dipinta di rosa con farfalline blu).

Allora uccidiamoci tutti, ma anche uccidersi non avrebbe senso. [cut]

L'uccidersi ha delle conseguenze e crea problemi, infatti è un'azione e fa parte della vita. Se i nostri genitori non ci avessero partorito, allora avremmo avuto la fortuna di non dover esistere e di poter rimanere in pace, senza problemi da affrontare e azioni da compiere. Ma i nostri genitori e la maggior parte dei nostri simili obbediscono a leggi naturali (quelle di questo mondo), che vanno a combinare sperma e ovuli, ovuli e sperma. I rivestimenti di godimento, "amore" e rilevanza della prole (per tornare al tema dei sensi delle vite), sono quelli che portano a nuove nascite, quindi i più rovinosi. Nella vita di tutti i giorni non abbiamo a che fare con saggi come Schopenhauer e Cioran (a riprodursi sono i non saggi). Nella vita di tutti i giorni abbiamo a che fare, perlopiù, con primati di bassa lega.

"Quei figli che non ho voluto, sapessero la felicità che mi debbono!" (Emil Cioran)

L'uccidersi ha delle conseguenze e crea problemi, infatti è un'azione e fa parte della vita. Se i nostri genitori non ci avessero partorito, allora avremmo avuto la fortuna di non dover esistere e di poter rimanere in pace, senza problemi da affrontare e azioni da compiere. Ma i nostri genitori e la maggior parte dei nostri simili obbediscono a leggi naturali (quelle di questo mondo), che vanno a combinare sperma e ovuli, ovuli e sperma. I rivestimenti di godimento, "amore" e rilevanza della prole (per tornare al tema dei sensi delle vite), sono quelli che portano a nuove nascite, quindi i più rovinosi. Nella vita di tutti i giorni non abbiamo a che fare con saggi come Schopenhauer e Cioran (a riprodursi sono i non saggi). Nella vita di tutti i giorni abbiamo a che fare, perlopiù, con primati di bassa lega.

"Quei figli che non ho voluto, sapessero la felicità che mi debbono!" (Emil Cioran)

Quindi quelli che hanno dei figli sono dei cretini. Chi non ne ha è intelligente. Bene. Dato che tutto è relativo, francamente a me non interessa Cioran. Ti lascio nel tuo nulla🙋

Quindi quelli che hanno dei figli sono dei cretini. [...]

Chi contribuisce ai cicli delle nascite-morti non è in grado di andare oltre le illusioni del vivere, rimanendo invischiato, come un tordo.
Perfino Buddha, con sua cugina (Yashodharā), mise al mondo un figlio (Rāhula). Che figuraccia!

Riporto, per Ioannes, i link di tre puntate (o di una puntata divisa in tre parti) sul Qohelet biblico (l'Ecclesiaste) riletto dal cardinale Gianfranco Ravasi.
Dal mio punto di vista, in tema spirituale, è uno dei migliori prodotti della televisione italiana.
1) www.youtube.com/watch?v=UaKG1boeOYMù
2) www.youtube.com/watch?v=L1FRP_LciJQ
3) www.youtube.com/watch?v=WpQJ0eynQRg

L'uccidersi ha delle conseguenze e crea problemi,

Secondo la tua teoria non dovrebbe essere così... "chi vede significati, lo fa perché ha bisogno"
Quanto parlare per una inutilità assoluta...

Secondo la tua teoria non dovrebbe essere così... "chi vede significati, lo fa perché ha bisogno"
Quanto parlare per una inutilità assoluta...

Io posso uccidermi ora. O non uccidermi e aspettare di essere ucciso dal tempo. Posso parlare sempre e inutilmente. O fare un voto e non parlare più. Tutto questo è sullo stesso piano. In vita qualcosa va fatto, o non fatto. E i miei presunti scrupoli nel non uccidermi (per non far stare eventualmente male persone a me vicine, o per paura di non riuscire, o per altri motivi) sono pure sullo stesso piano. Come io vada a rivestire più o meno superficialmente di senso non ha rilevanza. Le mie pseudo-illusioni, riconosciute o meno, non contano. Tutte le mie scelte (esclusa, in teoria, quella della non riproduzione), in fondo, non contano. Tutto il fare o non fare, l'essere coerenti o in contraddizione, è generato dalla (mia) nascita, non dalla (mia) morte, non dal suicidio (un mio suicidio può equivalere alla morte di una mosca spiaccicata). Nascendo uno/a è fregato/a (sempre che uno/a se ne renda conto). Se non ci fossero più nascite, tutto sarebbe risolto (sulla Terra almeno) nel giro di cent'anni. Naturalmente è chiedere troppo. Davvero troppo. Restano le parole dei saggi, di quelli che hanno mentalmente capito come stanno le cose (e non sono rimasti invischiati nella trappola), ad aiutarci a sopportare lo schifo quotidiano, che continua a perpetuarsi. Parole e sopportazioni che, comunque, restano vuote (infinitamente vuote).

"Ci ripugna, certo, considerare la nascita un flagello: non ci è stato forse inculcato che era il bene supremo, che il peggio era posto alla fine e non all'inizio della nostra traiettoria? Il male, il vero male, è però dietro, non davanti a noi. E quanto è sfuggito al Cristo, è quanto ha invece colto il Buddha: 'Se tre cose non esistessero al mondo, o discepoli, il Perfetto non apparirebbe nel mondo...'. E, alla vecchiezza e alla morte, antepone il fatto di nascere, fonte di tutte le infermità e di tutti i disastri." (Emil Cioran)

"Tutte le parole sono logore e l'uomo non può più usarle." (Gianfranco Ravasi, rileggendo il Qohelet)

Editado por Lucid_Sentinel .

Mi fa piacere che l'argomento abbia toccato la vostra sensibilità. Tuttavia, pur condividendo in parte le vostre considerazioni, penso che abbiate perso di vista l'essenziale. Il "senso" della vita o ciò che dà significato ad essa è il "paradigma" attraverso il quale noi "vediamo" il mondo, cioè sono come gli "occhiali" attraverso i quali noi ci relazioniamo con tutto ciò che circonda. Questi "occhiali" sono rappresentati, alimentati dai "principi-valori" che abbiamo scelto o ricevuti più o meno consapevolmente dall' educazione/cultura in cui siamo immersi. Quando questi principi-valori si svuotano o sono dormienti nella profondità della nostra interiorità, allora la nostra esistenza gira a vuoto, rischiando di andare a sbattere o finire in un burrone. Victor Frankl, uno psicologo sopravvissuto ai campi concentramento, diceva che la più grande sofferenza di un essere umano è condurre una vita senza senso. Naturalmente la "qualità" del senso della vita dipende da quali valori abbiamo messo alla base della nostra esistenza. Se il valore più importante per me è il dominio sugli altri, allora la mia vita ha "senso" se riesco a sopraffare gli altri, calpestando la loro dignità. Il “senso” della vita lo possiamo trovare nella realtà in cui viviamo. Qualsiasi droga, in un certo senso, non è altro che cercare il significato della vita al di fuori di essa. Più questo "senso" lo si vuole trovare fuori dalla realtà, più ci si allontana da essa. Inoltre, vivere il senso della vita è un'esperienza soggettiva che però acquista sapore se la condividiamo co gli altri. Il motto che ci dovrebbe accompagnare potrebbe recitare così: "Fa ciò che ha senso per te", senza giudicare ciò che ha senso per gli altri. Per concludere, nel corso della nostra esistenza possiamo cambiare, modificare o smarrire questo "senso", ma una cosa è certa: non ne possiamo farne a meno. E, comunque la vita per quanto sgangherata possa essere, felice, fortunata o piena di guai non perde mai di significato perché la vita è "ricca" di vita se abbiamo il coraggio di tuffarci in essa.

[...] E, comunque la vita per quanto sgangherata possa essere, felice, fortunata o piena di guai non perde mai di significato perché la vita è "ricca" di vita se abbiamo il coraggio di tuffarci in essa.

Quello a cui fai riferimento è solo un significato estrinseco, attribuito alla vita. E tuffarsi nella corrente dei desideri equivale a lasciarsi travolgere dalle illusioni esistenziali.

"Penso sempre di più alle sofferenze che non hanno alcun senso, che non servono a niente, e mi ribello all'illusione cristiana che conferisce a tutte loro un grande, immenso significato." (Emil Cioran)

"La vita è stupenda nel senso in cui è stupendo l'atto sessuale: durante, non dopo. Appena ci si mette al di fuori della vita e la si guarda dall'esterno tutto crolla, tutto sembra inganno, come dopo l'amplesso." (Emil Cioran)

"Ha un senso la vita? Quando si assiste al funerale di qualcuno non si può dire che morire sia stato il senso di quella vita. E non esiste obiettivo in sé. Il grande motore è l'illusione dell'obiettivo. Solo che chi ne ha uno non sa che è una pura illusione. E la conoscenza consiste nel sapere che lo è, tutto il resto è vita (non necessariamente con la V maiuscola)..." (Emil Cioran)

"Tutto il «mistero» della vita sta nell'attaccamento alla vita, in un'obnubilazione quasi miracolosa che ci impedisce di distinguere la nostra precarietà e le nostre illusioni." (Emil Cioran)

"La vita è stupenda nel senso in cui è stupendo l'atto sessuale: durante, non dopo. Appena ci si mette al di fuori della vita e la si guarda dall'esterno tutto crolla, tutto sembra inganno, come dopo l'amplesso." (Emil Cioran). Cioran ragionava proprio come uno sfigato. Il bello dell' atto sessuale non è solo il durante, è anche il dopo. È lo stare abbracciati con la soddisfazione di essersi dati reciproco amore e reciproca gioia. Certo che chi non ha vissuto queste cose, non può capirle e nemmeno immaginarle.

Salve, sto scrivendo questo articolo attraverso una macchina di traduzione. Sono ufficialmente olandese e parlo solo olandese, inglese, francese e un po' di spagnolo. Mi chiedevo perché mi avessi bloccato, ma sembra che tu parli solo italiano. Quindi penso che sia meglio se smettiamo di parlarci, perché tanto non capiamo nulla l'uno dell'altro 🙂
(this is for Ioannes)

[...] Certo che chi non ha vissuto queste cose, non può capirle e nemmeno immaginarle.

A proposito di queste meraviglie, mi viene in mente il seguente passaggio dei viaggi di Gulliver.

«Ma le mie visite mattutine alle damigelle d’onore mi dispiacevano specialmente per il fatto che esse, considerandomi come un essere insignificante, mi trattavano senza nessun complimento e non si facevano scrupolo di spogliarsi in mia presenza, levandosi anche la camicia mentre mi trovavo sulla loro specchiera e costringendomi a vederle, contro mia voglia, completamente nude. Dico contro voglia perché quella vista, in luogo di solleticarmi piacevolmente, mi cagionava soltanto orrore e nausea. La loro pelle era ruvida e chiazzata, con certi nei, qua e là, larghi come scodelle; e i peli erano grossi come corde. Sul resto sarà meglio non insistere.»

A proposito di queste meraviglie, mi viene in mente il seguente passaggio dei viaggi di Gulliver.

«Ma le mie visite mattutine alle damigelle d’onore mi dispiacevano specialmente per il fatto che esse, considerandomi come un essere insignificante, mi trattavano senza nessun complimento e non si facevano scrupolo di spogliarsi in mia presenza, levandosi anche la camicia mentre mi trovavo sulla loro specchiera e costringendomi a vederle, contro mia voglia, completamente nude. Dico contro voglia perché quella vista, in luogo di solleticarmi piacevolmente, mi cagionava soltanto orrore e nausea. La loro pelle era ruvida e chiazzata, con certi nei, qua e là, larghi come scodelle; e i peli erano grossi come corde. Sul resto sarà meglio non insistere.»

Sei un uomo veramente triste. Addio

Il finale del romanzo, come da Wikipedia...

"Gulliver si imbarca come capitano di un mercantile, ma l'equipaggio si ribella e decide di darsi alla pirateria. Dopo un periodo di detenzione, il medico viene abbandonato sulla costa della terra dei cavalli razionali, gli houyhnhnm: essi appaiono come cavalli ma sono dotati di parola e di intelligenza sopraffini. Le loro terre sono ben curate, ma in esse vivono degli esseri brutali che camminano su due gambe al posto di quattro: gli yahoos, uguali nell'aspetto fisico agli esseri umani, anche se abbrutiti e degenerati, in particolare nei movimenti (il modo di Gulliver di camminare sempre e solo sulle zampe posteriori viene considerato dal suo padrone houyhnhnm una pericolosa affezione). Sono così disprezzati che gli houyhnhnm aggiungono il termine yahoo alla fine delle altre parole quando vogliono dare loro un'accezione negativa. Dopo aver osservato gli yahoo, Gulliver inizia a provare vergogna verso la sua razza e capisce l'immensa superiorità degli houyhnhnm. Desidera vivere con loro per apprendere ciò che conoscono, ma il Concilio Supremo lo rifiuta affermando che la brutalità yahoo potrebbe prima o poi uscire allo scoperto e diventare un pericolo grave per i cavalli.
Gulliver, esiliato anche da queste terre, costruisce una zattera per poter tornare in Inghilterra. Una volta giunto a casa, seppur felice di rivedere sua moglie e i suoi figli, non riesce a sopportare l'odore della razza umana. Impiegherà degli anni per permettere a sua moglie di mangiare nella stessa stanza, ma sarà comunque vietato ai suoi familiari prenderlo per mano. Apprezzerà molto la compagnia dello stalliere e lo stare nella sua stalla, per percepire nuovamente la vicinanza degli houyhnhnm."

Sei un uomo veramente triste. Addio

Condivido... inoltre, con l'assidua e prolissa presenza, è l'assoluta contraddizione di ciò che predica, quindi di se stesso. Stop.

Condivido... inoltre, con l'assidua e prolissa presenza, è l'assoluta contraddizione di ciò che predica, quindi di se stesso. Stop.
Bravissimo!👍

Caro Lucid, forse dovresti uscire dalla prigione delle illusioni in cui ti sei rinchiuso ed entrare nel mondo della realtà. La vita può fiorire anche nelle peggiori situazioni esistenziali. Non si può dare un senso alla vita, se non si ha il senso della morte. Questa consapevolezza ci dispone ad amare la vita, nonostante tutto. E ci permette di rilanciare la speranza perché si è compreso che, per essere vivi, basta essersi assicurato l’essenziale (per la responsabilità dei "potenti" di turno, tanti non hanno neppure l'essenziale per sopravvivere...). Se sei al mondo la colpa non è di nessuno ma noi umani siamo fatti così. "L'uomo è un essere terribile, ma è anche capace di cose meravigliose, stupende" diceva Eschilo nelle sue tragedie. Se non facciamo concrete e autentiche “esperienze” di vita, le idee possono trasformarsi in idolatrie interiori o ideologie, cioè il contrario della vita reale. Goditi un tramonto, ascolta il "canto degli uccelli", aiuta chi ha bisogno di te (forse anche i tuoi genitori), non ribellarti alla vita ma accoglila così com'è, fragile, precaria, bella, cioè "umana". Tutto il resto rischia solo di portarci fuori strada...

È un vero piacere leggere tutti questi commenti. Qua nessuno ci resta in eterno e ognuno nell'attesa trova il passatempo che, secondo me, lo faccia sentire il più lontano possibile dalla morte: un sentimento, un obbiettivo, i viaggi, le fantasie. Il senso della vita secondo me è di lasciare a questo mondo qualcosa di noi che per noi sia importante, oppure di lasciarlo avendo fatto qualcosa per migliorarlo un po' anche nel nostro piccolo quotidiano