La mattina di sabato si apriva con un velo di grigio, un silenzio ovattato che prometteva solo la quiete. I passi scandivano il ritmo leggero della solitudine dell'asfalto umido di periferia metropolitana, un'abitudine semplice per iniziare il giorno. Poi, l'inaspettato incanto: un punto di vivido colore magenta, quasi un'esclamazione in quel tenue scenario d'ottobre. Era lei, la rosa, audace e solitaria, fiorita oltre il suo tempo, un miracolo tardivo. Le goccioline d'acqua, come perle minutissime, ne definivano i petali cremisi al riverbero della luce, rendendola un gioiello appena creato. L'incontro fu un sussurro all'anima, una promessa di bellezza inattesa. In quel grigiore, la sua presenza era così intensa, così perfettamente fragile e momentanea, da suggerire un rispetto austero. Cogliere un tale prodigio sarebbe stato interrompere il suo canto. L'emozione vera implose in me: lasciarla lì, ispirazione vivida bellezza, custode di quel caleidoscopio della luce in un giorno qualunque.
